Antonio-Papa

“La Viticoltura, come arte per attingere al valore originario della vita e per affermare valori profondi e segreti. Uno strumento di contatto con i ricordi e con la realtà del presente, che parte da una volontà di partecipazione al flusso della natura e della storia in contrapposizione all’imbarbarimento della società.”

Biografia:

Nasco come viticoltore nel 2000. Quando intrapresi gli studi in Lettere Classiche, mi accorsi della straordinaria contemporaneità delle tradizioni.

Dopo un’adolescenza dominata da un senso di distacco dalla vita agreste, mi resi conto della sublime arte, appena raggiunta l’indipendenza intellettuale.

Nel 2000 la prima vinificazione con l’enologo che mi segue tuttora, Maurilio Chioccia. “Cambio vita” … si dice. I segni del tempo assumono una fisionomia geometrica. Appare subito chiaro, di non voler snaturalizzare il “canto del terreno”, ma modificare sensibilmente “lo spartito”, è necessario.

Gli impianti in vigna e il modus operandi in cantina subiscono un rinnovo, che ha traghettato il vino, inizialmente materico, in un vino “misterico”, collocandolo nella prospettiva di un prodotto di nicchia e dando “voce” ad una cultura del vino, capace di assumere caratteri fino ad allora inosservati.

L’apertura a questo mondo – grazie soprattutto a mio padre ed a una lunga tradizione familiare – ha aperto in me ,anche interrogativi sulla civiltà contemporanea, sui limiti, sui valori di questi anni e del tempo, anche nei suoi aspetti più inquietanti.

Però, la straordinarietà del vino, sta nel fatto di essere impegno fisico diuturno e travaglio dei sentimenti più nascosti.

“Poetica dell’oggetto” che si muove in direzioni contrastanti, ma al momento del suo definirsi è comunque vita ed autocoscienza di poesia. Questa nozione di poesia ,si realizza con una serie di trasformazioni nei vari momenti dell’attività e naturalmente- c’è da dire che- questo “travaglio” è ancora in atto, anche attraverso la continua ricerca di “toni nuovi”: intensi, precisi, più dei precedenti opachi e incerti.

Rompere una campana di vetro, quella in cui era rinchiuso un paese intero(il mio paese), tristemente opacizzato nel suo definirsi.

Dare nuova linfa al luogo d’origine è pura poesia. Scrivere gli “accordi” per una nuova canzone – quella che canteremo presto (spero)- partendo in primo luogo dalla ricerca del nostro linguaggio, il cui modello più vicino è ancora il mondo dell’Epos e dell’ormai riconosciuto insediamento Romano in Agro Falerno (AGER FALERNUS III/II sec. A.C. – II/III sec. D.C.).

Ne risulta un originalissimo equilibrio, tra meditazione esistenziale e definizione del paesaggio, una meditazione appassionata, magniloquente, che come movimento incessante e ripetuto del mare, poggia sulla costa aspra e rocciosa i segni di una vita ;

la vite appunto!

Antonio Papa